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fassi della loro amicizia in Firenze; quantunque vi si trovassero certamente nel medesimo tempo.

Piaceva a Raffaello in modo particolare il soggiorno di Firenze; e prestamente fecesi amici molti giovani pittori, come Ridolfo Ghirlandaio, Aristotile di S. Gallo e parecchi altri: e venne anche distinto ed accolto da personaggi più ragguardevoli. La grazia della sua persona, e la piacevolezza sua contribuironvi tanto quanto la riputazione d'un ingegno, che aveva già sorpassata l'aspettativa. Taddeo Taddei uno de' più dotti signori firentini, legato poscia in amicizia pel commercio delle lettere col cardinale Bembo, e protettore di tutti coloro che promettevano ingegno, seppe ben presto apprezzare il nostro Raffaello, e quindi non solo gli offerse la sua amicizia, ma gli fece accettare e alloggio e tavola in casa sua: anzi una lettera di Raffaello indiritta a suo zio 2, ci fa conoscere che Taddeo fece ancora di più *.

niamo in questa opinione, in quanto che Leonardo da Vinci dipinse il ritratto di lui forse in questo tempo in cui trovavansi ambidue in Firenze questi sublimi genj della pittura italiana. Tale ritratto conservasi nella regia galleria del Granduca di Toscana: vedi Saggio istorico della real galleria di Firenze, tomo 2.o, nota cxIII, pag. 179.

1 Vasari ibidem, pag. 163.

2 Veggasi il n.o 4, dell' Appendice in fine della Storia.

* Piacemi sul proposito di Taddeo Taddei l'espressione del dotto Can. Domenico Moreni, Illustrazione d'una medaglia rappresentante Bindo Alloviti. Firenze 1824, pag. 36, cioè, ch'egli appassionato per l'arte, e per gli artisti, come dovrebbono essere tutti li signori che sguazzano nell'oro: se non che dessi preferiscono piuttosto spendere mille ducati in un banchetto, in un cavallo, in una carrozza, che adornarsi d'un monumento in

Il tempo che passò l'Urbinate in Firenze fu impiegato in piccole opere, fra le quali si ricordano quelle che gli suggerì la riconoscenza verso Taddei e verso Lorenzo Nasi, di cui erasi procurata l' amicizia. Per il primo fece due quadri, che al tempo del Vasari trovavansi ancora presso i suoi eredi; furono poscia dispersi, e la loro esistenza è tuttodì dubbiosa: ciò che si sa di queste due opere si è che l' una ricordava ancora la scuola del Perugino, l' altra annunciava di già la seconda maniera di Raffaello *.

signe dell' arte, che pure renderia rinomata la loro casa. Marco Antonio Borghese, uomo doviziosissimo, pensò viaggiare per la Francia e l'Inghilterra, sperando che le sue ricchezze, e il suo casato gli avriano attirato la pubblica ammirazione. Ma giunto a Parigi, e specialmente a Londra si vide uomo di poco conto al cospetto di altri nobili signori e lordi assai più ricchi di lui. Se non che annunciatosi per Borghese, ognuno seco congratulavasi pel Gladiatore, per l'Apollo, pel gruppo di Dafne, per la tavola delle Grazie di Tiziano, per la Deposizione di Raffaello, e per altri preziosi monumenti ch' ei possedeva nella sua villa, e nel suo palazzo, e per questo lo diceano Beato. Ed egli confessò essere stata quella la prima volta che imparò essere esso possessore di tanti capi-lavori, ch' egli pure non conosceva. Perchè ricredutosi della sua prima speranza, e convinto che il solo merito, la sola virtù hanno una certa grandezza nel mondo, si cangiò in un uomo affatto nuovo; e tornato a Roma volse l'animo del tutto a proteggere le arti, e fece scavi, edificò palagi; acquistò preziosità d'arti, e parte del suo patrimonio con immortale gloria del suo nome, nella sua magnifica villa suburbana versò.

Non abbiamo tralasciato di cercare per quanto ci fosse possibile d'avere notizia particolare intorno a questi due quadri, che Raffaello fece a Taddeo per non essere vinto di cortesia, ma non ci venne fatto che di leggere in una lettera d'uno studioso ama

di Lorenzo Na

si.

Intagliato da

Morghen.

Il quadro ch' ebbe Lorenzo Nasi rappresenta la Sacra Famiglia Santa Vergine col bambin Gesù fra le gambe, e il piccolo S. Giovanni che gli porge un uccello, quadro osservabile particolarmente per la semplicità puerile propria del soggetto. Questo quadro diventa celebre ancora per lo pericolo che corse d'esser distrutto: nel 1548 uno smottamento considerevole del monte S. Giorgio ingoiò insieme a molte altre case vicine il palazzo di Lorenzo Nasi, e 'l quadro di Raffaello fu sepolto sotto le sue rovine: trovaronsi impertanto i varj pezzi di esso, i quali furono riuniti e raggiustati nel miglior modo che si potè, ed adorna ancora di presente il museo di Firenze*.

tore di Belle Arti, scritta da Venezia li 7 agosto 1813 ad un nobile signore di Milano, quanto segue in proposito di essi. « Un quadro dipinto da Raffaello per Taddeo Taddei, che esisteva presso li suoi eredi, è rotondo della grandezza di un braccio e mezzo circa; è dipinto sopra tavola, e rappresenta una Madonna, mezza figura, col Bambino intiero in braccio. Nel nastro da collo della Madonna vi era scritto il nome di Raffaello, perchè lo avea fatto il medesimo. Ora è in Germania, stato comperato dall'Arciduca Ferdinando d'Austria per quattro mila scudi, siccome asserisce pure il Bottari nelle sue note al Vasari. Ibidem, pag. 163. »

« Un altro, che si crede fatto pel detto Taddei, rappresentante l'Adorazione de' Re Magi, lungo mezzo braccio e largo due terzi circa, pinto sopra tavola, uscì pure dalla medesima e fu venduto a Londra per ventiquattro mila scudi. »

casa

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Questa tavola alta palmi 4, once 6, larga 3 e 6 eseguita per onorare il giorno nuziale di Lorenzo Nasi, al dire del chiar. professore G. C. Braun nella sua bella Storia tedesca della vita e delle opere di Raffaello, ristampata a Wiesbaden nel 1819, è il primo lavoro che più chiaramente dia a conoscere l'unione che

Raffaello ritor - La morte del padre e della madre di lui, che suc

na ad Urbino.

Quadri che qui- cedette nello stesso tempo, lo richiamò tosto ad Ur

vi compone.

bino, per mettere ordine a' suoi affari*.

andava già procurando l'Urbinate dello stile Peruginesco col fare più libero ch'egli avea pigliato a Firenze; e che quindi potrebbesi considerare questo dipinto come il passaggio, o la preparazione di Raffaello al nuovo gusto. Un altro quadretto simile debbe trovarsi nella sagrestia del convento di Vallombrosa, il quale vien tenuto dagli intelligenti una replica dello stesso Urbinate.

In proposito di questa tavola è da notare eziandio che il Vasari dice, l'abbia dipinta Raffaello nel 1504, e quindi che nel 1507 circa dipingesse li due ritratti di Angelo Doni, e di Maddalena Strozzi sua sposa. Siccome la fisonomia della Vergine è pressochè copiata da quella di Maddalena, ne viene di necessità, o che le facesse contemporaneamente o che il ritratto precedesse il quadro se pur non vogliam dire che Raffaello invaghito di quella fisonomia ne facesse lo schizzo innanzi che il marito gli ordinasse i ritratti. Vero è per altro che in 3 anni le donne cangiano in ogni modo il Vasari dovea notare questa particolarità che balza agli occhi dei meno avveduti.

Fa poi maraviglia che il Quatremere non parli di questi due ritratti, intorno ai quali, e ad un altro creduto pure di Maddalena, troveranno i nostri lettori due lettere, indiritteci da un nostro dolcissimo amico di Firenze, dove essi ritratti si trovano, le quali pubblicheremo alla fine di questa Storia.

* Il padre di Raffaello nori il 1.o di agosto 1494, e la prima sua moglie, Magia Ciarla, madre dello stesso, li 7 di ottobre 1491, siccome ne assicura con buoni documenti il prelodato P. Pungileoni, nel citato Elogio storico. Se ciò è vero, noi non vediamo come si possa combinare l'andata di Raffaello in Urbino nell'anno 1505, col motivo che se ne adduce dal Vasari, e dal Quatremere, qualora non si creda che questi abbiano voluto intendere, che nell'anno 1505 i suoi affari di famiglia lo richiamarono a Urbino, essendo divenuto maggiorenne. Se veri sono li documenti pubblicati dal Pungileoni, come si combina l'assersione

Durante il soggiorno che fecevi, si ricordano parecchi piccoli quadri di lui, fatti tutti pel Duca d'Urbino Guidobaldo da Montefeltro, cioè: due Vergini, la cui esistenza ignorasi a' nostri giorni *; un Cristo che ora nell'orto, in fondo al quale veggonsi li tre Apostoli dormienti. Il Vasari parlando della finezza di queste pitture dice, che la miniatura non potrebbe andare più oltre 2,*: e noi pure diremo altrettanto di tre altri pic

ripetuta da tanti, e definitivamente dall'arciprete D. Andrea Lazzari nelle sue Memorie di Raffaello, stampate in Urbino nel 1800, che la lettera della duchessa d'Urbino al Soderini in data del 1.0 ottobre 1504, sia stata procurata al giovinetto Sanzio da Giovanni suo padre, il quale, come appare anche da alcune espressioni della lettera stessa, sembra che fosse ancora in vita? = E perchè il padre so, che è molto virtuoso, ed è mio affezionato Sappiamo che il citato autore dell' Elogio storico del Padre di Raffaello, sta lavorando da molti anni, quello pure del figlio; ed allora vedremo forse, con infinito piacere, sciolto quel nodo lasciato finora intricatissimo, intorno alla cronologia sicura della storia de' primi anni del nostro divin Raffaello.

1 Vita inedita. Comolli, pag. 13, nota 21.

* Dall'opera intitolata Recueil d'Estampes d'après les plus beaux tableaux, et desseins qui sont en France dans diverses Cabinets, etc. Paris, chez Basan 1763, vol. 2 in foglio, apprendiamo che fra li quadri del duca d'Orleans uno ve n'era di questi pinti pel duca d'Urbino, rappresentante la Madonna col Bambino. Il Duca l'avea dato al re di Spagna, questi a Gustavo Adolfo re di Svezia, padre della regina Cristina, e questa al duca d'Orleans, di dove forse sarà passato in Inghilterra.

Ambedue queste Madonne erano della 2.a maniera di Raffaello secondo Vasari, e furono fatte incidere da Crozat.

2 « La quale pittura è tanto finita, che un minio non può essere nè migliore, nè altrimenti. » Vasari, tom. 3.o, pag. 165. * Forse quello stesso posseduto dal duca d'Orleans, intagliato da Carlo Filipart per la raccolta di Crozat; se non è una delle

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